Nel nostro laboratorio, convenzionato con il SSN (Servizio Sanitario Nazionale), si effettuano esami specialistici di genetica molecolare (analisi su DNA mediante tecniche molecolari) e di citogenetica (analisi cromosomiche mediante tecniche di citogenetica convenzionale). Gli esami vengono preceduti da una consulenza specialistica in cui si informa il paziente sul significato dell’esame a cui intende sottoporsi.

Eseguiamo i seguenti esami:

Infertilità

Infertilità

L’infertilità è un problema che coinvolge l’ambito riproduttivo. L’identificazione di alterazioni genetiche in una coppia infertile permette di arrivare ad una diagnosi più accurata dell’infertilità, ma anche di informare le coppie circa il loro rischio riproduttivo ed il rischio di trasmissione ai figli di anomalie genetiche.

Infertilità Maschile

1- CARIOTIPO DA SANGUE PERIFERICO: L’analisi del cariotipo permette di evidenziare eventuali anomalie cromosomiche numeriche che, nel caso dei cromosomi sessuali X e Y, possono essere associate ad infertilità. Questa analisi permette di identificare anche alterazioni di struttura (traslocazioni bilanciate o sbilanciate). È noto, infatti, che l’incidenza di alterazioni cromosomiche nei soggetti infertili è compresa tra il 2 e l’8%.

2 – MICRODELEZIONI DEL CROMOSOMA Y: Il test per la ricerca delle Microdelezioni del Cromosoma Y consente di valutare se eventi di delezione hanno eliminato sequenze normalmente presenti sul cromosoma Y e coinvolte nella regolazione della spermatogenesi nell’uomo. Tale indagine è indicata in soggetti in cui l’analisi del liquido seminale rivela un’azoospermia non ostruttiva cioè assenza di spermatozoi non per cause che ostruiscono il passaggio degli spermatozoi attraverso i canali eiaculatori oppure in caso di oligozoospermia ovvero una ridotta concentrazione degli spermatozoi (<5ML/mL). La prevalenza di questa alterazione nei soggetti infertili è stimata attorno al 10%.

3 – FIBROSI CISTICA: : La fibrosi cistica è una grave malattia ereditaria, cronica, evolutiva; un bambino ogni 2700 nasce con questa malattia. Nei pazienti affetti da fibrosi cistica le secrezioni delle ghiandole esocrine, (cioè i liquidi biologici come il muco, il sudore, la saliva lo sperma, i succhi gastrici) sono molto più dense e viscose del normale. I problemi più gravi sono a carico dei polmoni, dove il muco estremamente denso può causare problemi respiratori e infezioni. Anche i succhi pancreatici sono più densi del normale, causando problemi digestivi. Infine, i pazienti affetti da fibrosi cistica sono scarsamente fertili, a causa dell’eccessiva densità del loro liquido spermatico e delle secrezioni vaginali. Una caratteristica ricorrente tra i maschi con Fibrosi Cistica è l’infertilità, che si associa alla patologia ostruttiva e spesso all’agenesia bilaterale congenita dei vasi deferenti (CBAVD). Questo difetto costituisce circa il 15% delle cause di sterilità maschile che nel 80% dei casi è riconducibile a mutazioni del gene CFTR. Importante anche in un contesto di indagine preconcezionale è l’identificazione di condizione di “portatore sano”: due genitori portatori sani (che non manifestano i sintomi) hanno una probabilità del 25% di avere un figlio affetto da fibrosi cistica.

Infertilità Femminile

1- CARIOTIPO DA SANGUE PERIFERICO: L’analisi del cariotipo permette di evidenziare eventuali anomalie cromosomiche numeriche che, nel caso dei cromosomi sessuali X e Y, possono essere associate ad infertilità. Questa analisi permette di identificare anche alterazioni di struttura (traslocazioni bilanciate o sbilanciate). È noto, infatti, che l’incidenza di alterazioni cromosomiche nei soggetti infertili è compresa tra il 2 e l’8%.

2 – SINDROME DELL’X-FRAGILE: mutazioni nel gene FMR1 intese come espansioni di triplette (premutazioni) possono essere associate ad insufficienza ovarica prematura e oligomenorrea. L’insufficienza ovarica precoce associata alla x fragile è una condizione che si manifesta con una ridotta o anomala attività ovarica. Tra le sue conseguenze ci sono forme di infertilità o “subfertilità”, cicli mestruali irregolari o assenti, “fallimento” ovarico prematuro (POF) con associata menopausa ed anomalie nei livelli ormonali (innalzamento dell’FSH). Per POF si intende l’interruzione delle mestruazioni prima dei 40 anni di età. Rappresenta la forma più grave di insufficienza ovarica precoce associata alla x-fragile. Le donne con la premutazione corrono il rischio di avere figli con Sindrome X Fragile, che può causare varie forme di disabilità intellettiva, ritardo nello sviluppo del linguaggio e disturbi comportamentali.

3 – TROMBOFILIA EREDITARIA: Le donne affette da trombofilia ereditaria, eccessiva coagulazione causata da un’anomalia genetica, sono la categoria più a rischio di aborto in utero a gravidanza avanzata. Nella maggior parte dei casi la morte del feto è causata da alterazioni geniche di uno o più fattori della coagulazione del sangue che determinano l’instaurarsi di una trombosi placentare, caratterizzata da una ostruzione dei vasi sanguigni placentari. I geni oggi noti di suscettibilità alla trombosi sono delle varianti geniche (mutazioni puntiformi ad un singolo nucleotide) che presentano una tale frequenza nella popolazione da essere considerate delle varianti polimorfiche. I geni in considerazione sono quelli relativi al fattore V di Leiden e al fattore II della coagulazione (protrombina). In gravidanza, una condizione genetica di eterozigosi o omozigosi per uno o più di questi geni è considerata predisponente all’aborto spontaneo.

Genetica e Trombofilia

Trombofilia Ereditaria

La trombofilia ereditaria è la predisposizione genetica a formare trombi (coaguli), che possono favorire l’insorgenza di una trombosi venosa o arteriosa, cioè un’ostruzione parziale o totale dei vasi sanguigni che impedisce il normale flusso di sangue. I geni che sembrano maggiormente coinvolti nel conferire suscettibilità (predisposizione) ad eventi trombotici sono quelli che codificano per alcuni fattori della coagulazione, quali Fattore V e Fattore II (Protrombina) che intervengono direttamente nel processo di coagulazione del sangue, e per l’enzima Metilentetraidrofolatoreduttasi (MTHFR). Nella popolazione la maggior parte dei difetti della coagulazione si presenta in forma eterozigote, cioè i soggetti sono portatori di una mutazione in una delle due copie del gene; essi hanno una possibilità su due di trasmettere la predisposizione alla malattia ai figli, indipendentemente dal sesso. Gli individui in cui sono alterate entrambe le copie del gene sono definiti omozigoti. L’analisi del DNA permette di identificare gli individui portatori di una specifica mutazione, sia in eterozigoti che omozigosi. La conoscenza della predisposizione genetica alla trombosi può fornire al medico elementi utili per una adeguata terapia preventiva.

Le donne affette da trombofilia ereditaria, eccessiva coagulazione causata da un’anomalia genetica, sono la categoria più a rischio di aborto in utero a gravidanza avanzata. Nella maggior parte dei casi la morte del feto è causata da alterazioni geniche di uno o più fattori della coagulazione del sangue che determinano l’instaurarsi di una trombosi placentare, caratterizzata da una ostruzione dei vasi sanguigni placentari. I geni oggi noti di suscettibilità alla trombosi sono delle varianti geniche (mutazioni puntiformi ad un singolo nucleotide) che presentano una tale frequenza nella popolazione da essere considerate delle varianti polimorfiche. I geni in considerazione sono quelli relativi al fattore V di Leiden e al fattore II della coagulazione (protrombina). In gravidanza, una condizione genetica di eterozigosi o omozigosi per uno o più di questi geni è considerata predisponente all’aborto spontaneo.

Nutrigenetica

Nutrigenetica

La nutrigenetica permette di consigliare la quantità e la qualità di nutrienti di cui ciascuno ha bisogno in base al proprio DNA. I nostri test genetici permettono di scoprire come l’organismo è in grado di metabolizzare e rispondere a specifiche sostanze.

a) INTOLLERANZA AL LATTOSIO: Il lattosio è il principale zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati. Normalmente l’enzima lattasi (una proteina) scinde il lattosio in zuccheri più semplici, galattosio e glucosio, per essere digerito. Ciò non avviene nei soggetti geneticamente predisposti, cioè che presentano una variazione genetica nel gene LCT responsabile della carenza di lattasi: il lattosio non è digerito, rimane nell’intestino e fermenta, provocando la comparsa di sintomi gastrointestinali e/o extra intestinali. Tra i principali, diarrea, crampi, flatulenza e nausea. Il test si consiglia a persone che presentano sintomi riconducibili all’intolleranza al lattosio come flatulenza, diarrea, dolori addominali, mal di testa e a persone che presentano una storia familiare per l’intolleranza genetica al lattosio.

b) CELIACHIA: La celiachia o morbo celiaco è una patologia cronica autoimmune dell’intestino tenue causata dall’intolleranza permanente al glutine, una sostanza che si forma dall’unione, in presenza di acqua, delle proteine gliadina e glutenina contenute in cereali e derivati quali frumento, orzo, farro, bulgur, cous-cous, segale, seitan, kamut, triticale. Le manifestazioni cliniche, quando presenti, sono diarrea cronica, dolore addominale, senso di gonfiore, ritardo di crescita nei bambini, stanchezza; gravi complicanze possono essere osteoporosi, diabete mellito, linfomi, tiroidite autoimmune. La frequenza in Italia è circa 1 su 100 individui. La celiachia rientra tra le malattie da malassorbimento, poiché i villi della mucosa intestinale sono appiattiti e impediscono l’assorbimento efficace di sostanze nutritive, vitamine e sali minerali. Attualmente l’unica terapia è la dieta senza glutine, che se seguita rigorosamente porta alla remissione della malattia.

La celiachia è una patologia poligenica multifattoriale cioè vi è una forte componente genetica che predispone un individuo, che assume glutine con la dieta (fattore ambientale), a sviluppare la malattia. E’ stata dimostrata un’importante associazione fra la celiachia ei geni DQA1 e DQB1 nel complesso di istocompatibilità HLA. Se un individuo presenta gli alleli DQA1*05 e DQB1*02 è a rischio maggiore di celiachia (circa l’80% dei celiaci è DQ2). Gli alleli DQA1*03 e DQB1*03:02 sono invece a rischio minore di celiachia (10% dei celiaci). I geni DQA1 e DQB1 sono fortemente associati al gene DRB1. Gli alleli DRB1 non influenzano il rischio di celiachia ma possono essere utili per convalidare i risultati del test.

Genetica e Trombofilia

TIPIZZAZIONE GENOMICA HLA LOCI A B C DQ DR

Il Sistema HLA (Human Leucocyte Antigens) comprende un complesso di antigeni gruppoematici e tissutali, codificati da una serie di geni localizzati sul braccio corto del cromosoma 6. I determinanti HLA sono coinvolti nei processi di riconoscimento e comunicazione immunologica, e condizionano, “restringendola”, la risposta immune. Gli antigeni di classe I e classe II sono antigeni “tissutali”, e, più precisamente, quelli di I classe, codificati dai loci HLA-A, B e C sono presenti su tutte le cellule nucleate dell’organismo; quelli di II classe, codificati dai loci HLA-D, DR, DP e DQ, sono presenti sui linfociti B, sui linfociti T attivati, sulle cellule endoteliali, sui macrofagi e sugli spermatozoi. La determinazione o tipizzazione HLA è indicata:

(1) per la diagnosi di alcune malattie che dimostrano una associazione con alcuni antigeni del sistema HLA e le cui cause sono in genere sconosciute, come ad esempio l’artrite reumatoide, il diabete giovanile insulino-dipendente, la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico etc;
(2) per l’accertamento preliminare indispensabile nei trapianti d’organo al fine di studiare il grado di somiglianza degli antigeni tissutali determinati geneticamente sulle cellule del donatore e del ricevente;
(3) per determinare un eventuale incompatibilità genetica tra partners o tra madre e prodotto del concepimento, nei casi di sterilità ed infertilità di coppia che non siano riconducibili ad alcuna causa organica.

Genetica e Trombofilia

Papilloma Virus – HPV

Il cancro del collo dell’utero o cervicale (cervice uterina) è attualmente riconosciuto come il primo tumore solido di origine virale identificato nelle donne. Nella popolazione mondiale il DNA del virus HPV (Human Papilloma Virus) è presente praticamente in tutti i carcinomi del collo dell’utero e nelle lesioni che lo precedono (99,7% dei casi). L’HPV è un virus molto comune che si trasmette per via sessuale e normalmente non da alcun disturbo poiché come avviene per altri virus (raffreddore, influenza) viene eliminato dal sistema immunitario. Nella popolazione vi sono però individui in cui l’infezione è persistente, cioè non riescono a liberarsi del virus che diventa causa di lesioni, le quali progredendo possono dare origine al cancro del collo dell’utero.

I virus HPV non sono tutti uguali fra loro; ad oggi sono stati individuati più di 100 diversi tipi che sono stati classificati come a “basso rischio” e ad “alto rischio” di insorgenza di cancro del collo dell’utero. Ciascun genotipo virale è identificato dalla sigla HPV seguita da un numero (ad es. HPV 16, ecc.). I genotipi HPV 16 e HPV 18 sono responsabili di oltre il 70% dei casi di tumore del collo dell’utero, per cui sono considerati ad “alto rischio” oncogeno.

Genetica e Trombofilia

Quantiferon

La diagnosi ed il trattamento dell’infezione tubercolare latente (ITBL) sono considerate priorità assolute per il controllo ed il trattamento della tubercolosi (TB). La diagnosi di ITBL in particolare consente l’identificazione di soggetti ad elevato rischio di progressione verso una TB attiva. Il test si basa sul principio che i linfociti T di individui sensibilizzati con determinati antigeni producono interferone-γ (IFN-γ) qualora vengano nuovamente in contatto con questi. La rivelazione e la quantificazione dell’interferone-γ (IFN-γ) costituiscono il principio del test.

Genetica e Trombofilia

Test Genetico per JAK2

Con il nome di Sindromi Mieloproliferative Croniche (SMC) si intende un insieme di malattie a carico del midollo osseo caratterizzate da un’incontrollata proliferazione di cellule staminali che provoca un aumento delle cellule del sangue. Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi nella patogenesi delle sindromi mieloproliferative croniche con la scoperta della mutazione V617F del gene Janus Kinase-2 (JAK2). Il gene JAK-2 codifica per una proteina che ha un ruolo fondamentale nella proliferazione delle cellule progenitrici dei globuli rossi, ma anche delle piastrine e dei globuli bianchi. Il riscontro della mutazione V617F del gene JAK-2 si riscontra in oltre il 90% di casi di policitemia vera, nel 40-50% dei casi di trombocitemia essenziale e nel 50% dei casi di mielofibrosi idiopatica.

Genetica e Trombofilia

Chlamydia e Mycoplasma in Pcr su Urine e Liquido Seminale o su Tampone

Tra le malattie a trasmissione sessuale non virali più diffuse in Europa e negli USA vi sono quelle causate dai patogeni Mycoplasma hominis e genitalium e Chlamydia trachomatis. Questi microrganismi sono responsabili della maggior parte dei casi di cervicite e di uretrite nelle donne, e di uretrite, proctite e faringite in ambo i sessi. Si tratta di malattie che possono avere complicazioni anche molto gravi in ambo i sessi.

Proprio a seguito di queste gravi complicazioni e alla relativa facilità di debellare questi microrganismi, se trattati con un ciclo completo di antibiotici, la ricerca ha puntato negli anni sull’individuazione di tecniche sempre più precise e specifiche per la loro identificazione. L’identificazione di questi patogeni mediante PCR (polymerase chain reaction) permette di amplificare specifiche regioni del DNA di questi microrganismi, aumentando la specificità e la sensibilità diagnostica.

Diagnosi Prenatale

Diagnosi Prenatale

La diagnosi prenatale è l’insieme delle indagini strumentali e di laboratorio finalizzate al riconoscimento di patologie genetiche e non genetiche prima della nascita. È fortemente indicata in situazioni di gravidanza a rischio.

Diagnosi Prenatale

TEST PREDISPOSIZIONE GENETICA TUMORE DELLA MAMMELLA E OVAIO

L’analisi dei geni BRCA1 e BRCA2 permette di valutare il rischio di predisposizione genetica di tumori ereditari della mammella e dell’ovaio i quali sono le neoplasie più frequenti nelle donne in tutte le classi di età sebbene con percentuali diverse (40% nelle donne giovani vs 22% nelle donne anziane).

BRCA1 e BRCA2 sono geni oncosoppressori coinvolti nei processi di riparazione del DNA. Mutazioni in questi casi causano dunque irregolarità in questi processi di riparazione e nella sintesi del DNA, predisponendo le cellule a trasformazioni tumorali. Pertanto, individui portatori di queste mutazioni hanno una probabilità del 50% di trasmettere le stesse mutazioni alle progenie.

LA TECNICA: il test di predisposizione consiste nell’analizzare i geni completi BRCA1 e BRCA2 mediante tecnica di sequenziamento del DNA (Sanger)

GLI STEP:

  • Campione richiesto: sangue in EDTA
  • Geni analizzati: BRCA1 e BRCA2
  • Metodo analitico: estrazione del DNA, reazione a catena della polimerasi (PCR), sequenziamento di DNA (Sanger)
  • Consulenza genetica: effettuata da Biologo specialista in genetica medica

CHI DEVE ESEGUIRE IL TEST:

  • Donne con insorgenza di carcinoma mammario in età giovanile (<36 anni)
  • Donne con carcinoma mammario bilaterale (<50 anni) e con carcinoma mammario triplo negativo (<60 anni)
  • In presenza di familiarità per tumore mammario o tumore ovarico
  • Soggetti di sesso maschile con insorgenza di carcinoma mammario
Diagnosi Prenatale

Consulenza Genetica

Il colloquio con il genetista è fondamentale prima di effettuare qualsiasi test genetico sia per riceverne delucidazioni sul tipo di test, e i possibili risultati, sia per effettuare un’anamnesi familiare accurata.

Presso il nostro laboratorio è possibile eseguire una consulenza genetica con un Biologo specializzato in Genetica Medica. Il biologo specialista potrà fornire

  • Consulenze di primo livello, in cui verranno chiarite le modalità, i vantaggi ed i limiti di un test genetico a cui il paziente desidera sottoporsi
  • Consulenze di secondo livello, in cui il genetista studia un caso clinico e la famiglia di cui sia stata già fatta una diagnosi precisa, valutando la necessità di estendere l’indagine, tramite esami specifici, ad altri membri dell’albero genealogico, e valutando il rischio che la malattia genetica ricorra nella famiglia.